Quando si parla di patologie fungine, la maggior parte delle volte si fa riferimento agli Ascomiceti, una delle tre principali classi delle Micofite, ovvero i funghi propriamente detti. Gli Ascomiceti rappresentano uno dei phyla più vasti, che comprende un numero di specie pari a 64.000, costituendo il 75% delle specie rilevate.
I funghi che colpiscono le piante possono avere un aspetto molto variabile, ma in generale si presentano sotto forma di macchie, muffe, o strutture visibili come spore, deformazioni o corpi fruttiferi, a seconda del tipo di fungo. In questo articolo vi parleremo della Sclerotinia (Sclerotinia sclerotiorum), un fungo patogeno che vive nel suolo ed è responsabile della malattia chiamata anche muffa bianca o marciume bianco. Colpisce moltissime specie ornamentali (Gerani, Petunie, Coreopsys, Margherite, Formio), ma anche colture orticole, leguminose, agrarie e da frutto, tanto che oggi, questa patologia fungina, è diventata endemica in gran parte dell’areale di coltivazione della soia.
La Sclerotinia prolifera in ambienti ombrosi, umidi e freschi, dove vengono effettuate irrigazioni frequenti con ristagni e diminuzioni delle temperature. In condizioni di umidità, produce un micelio abbondante, con cui riesce a colonizzare quasi ogni tessuto della pianta. La forma svernante del patogeno sono gli sclerozi all’interno dei residui colturali o nei semi infetti, al cui interno rimangono attivi anche per anni. Questo micete sopravvive durante l’inverno sotto forma di sclerozi (raggruppamenti di ife) e micelio, che si trovano nel materiale vegetale sia morto che vivo presente nel terreno. Gli sclerozi germinano a temperature tra i 4 e i 26°C, con un intervallo ottimale tra 15 e 21°C. La germinazione e l’infezione avvengono principalmente in presenza di un alto contenuto di umidità nel suolo, per periodi prolungati.
Gli sclerozi germinano in primavera formando il micelio o producendo apoteci (corpi fruttiferi) contenenti ascospore. Il micelio infetta la base dello stelo e le radici, mentre le ascospore colpiscono le parti superiori della pianta. Il fungo cresce velocemente all’interno della pianta, distruggendo le cellule ospiti. Sul tessuto vegetale infetto appare un micelio bianco, con la formazione di nuovi sclerozi scuri. Sclerotinia può anche infettare sementi e tuberi, diventando una fonte di contagio per le colture successive, mentre la dispersione del fungo verso le piante vicine avviene attraverso la crescita del micelio.
I primi sintomi di un’infezione da muffa bianca sono le lesioni impregnate d’acqua alla base dello stelo, la porzione di pianta sopra le stesse che avvizzisce e marcisce. Sulle lesioni cresce il micelio fungino bianco, mentre nel micelio si formano grandi sclerozi scuri, facilmente identificabili ad occhio nudo. I sintomi possono manifestarsi sia sugli steli che sulle foglie, i frutti e le bacche. Il principale sintomo dell’infezione radicale porta ad un imputridimento delle radici con appassimento totale o parziale dei gambi e dei rami.
Il controllo della Sclerotinia si fonda principalmente su pratiche agronomiche e biologiche. Una delle soluzioni più efficaci prevede l’uso del fungo antagonista Coniothyrium minitans, che ha la capacità di attaccare e distruggere gli sclerozi del patogeno. Questo fungo va applicato almeno 2-3 mesi prima della semina delle piante vulnerabili o alla fine della coltivazione, sui residui vegetali che dovranno essere interrati mediante lavorazione del terreno. Per prevenire la diffusione del patogeno, è essenziale adottare le seguenti misure:
- Rimozione dei residui colturali
- Utilizzo di semi certificati, privi di infezioni
- Applicazione di rotazioni colturali lunghe.
Poiché l’umidità è un fattore cruciale per la proliferazione del patogeno, è necessario adottare pratiche che evitino il ristagno idrico. Infine, la rimozione delle piante infette è fondamentale per contenere l’inoculo di Sclerotinia.
Coniothyrium minitans è il fungo antagonista specifico per il controllo di Sclerotinia sclerotiorum, ma è efficace anche contro S. minor, S. trifoliorum e S. cepivorum. Questo fungo è comunemente presente nel terreno e vive esclusivamente a spese degli sclerozi, che sono gli organi di propagazione e sopravvivenza del patogeno, noti per la loro elevata persistenza nel suolo. Coniothyrium m. penetra nei propagoli del patogeno a livello inter- e intracellulare, dove produce corpi fruttiferi attraverso riproduzione asessuata. L’infezione porta a alterazioni cellulari, che culminano nel distaccamento delle membrane.
Le spore del fungo antagonista germinano nel suolo e formano un ammasso miceliale che, in circa 2-3 mesi, distrugge gli sclerozi presenti nel terreno. Essendo altamente specifico nei confronti di Sclerotinia, Coniothyrium minitans non altera l’ecosistema naturale, non è fitotossico e non presenta rischi per l’uomo, gli animali o i pesci. Il prodotto è ammesso in agricoltura biologica e integrata.
Coniothyrium minitans può essere utilizzato su tutte le colture sensibili a Sclerotinia spp., seguendo le seguenti modalità applicative:
- 2-3 mesi prima dell’insorgenza dell’attacco di Sclerotinia;
- In pre-semina o pre-trapianto di colture vulnerabili alle ascospore del fungo, oppure prima che il terreno venga lasciato a riposo (set-aside);
- Dopo la raccolta, sui residui colturali, prima del loro interramento tramite lavorazioni meccaniche.
L’applicazione di Coniothyrium minitans avviene sul terreno o sui residui della coltura precedente. Deve essere rapidamente incorporato nel terreno mediante lavorazione meccanica a una profondità di 10-20 cm, a seconda della coltura. Dopo questa operazione, è importante evitare ulteriori lavorazioni del terreno per non riportare gli sclerozi presenti in profondità sulla superficie.
In definitiva, il controllo delle patologie fungine, come quella causata da Sclerotinia sclerotiorum, non può essere separato dalla riflessione sull’importanza di un’agire responsabile e consapevole. L’adozione di pratiche agronomiche e biologiche mirate, come l’uso di fungicidi naturali e strategie di gestione del suolo, ci offre l’opportunità di trattare le piante con il massimo rispetto per l’ambiente, la salute umana e animale. È fondamentale, infatti, che ogni intervento volto a curare le nostre piante ornamentali e colture venga ponderato, evitando soluzioni che possano compromettere l’equilibrio naturale o causare danni collaterali. Solo con un approccio equilibrato e integrato, che tenga conto della salute globale dell’ecosistema, possiamo sperare di ottenere risultati duraturi e sostenibili, preservando al contempo la biodiversità e garantendo un futuro in cui il nostro verde sia davvero sano e protetto, senza ripercussioni negative per il nostro pianeta e le sue risorse.