Brianzola di nascita, penso che la mia idea romantica del mare derivi dalla lontananza geografica. Così, da buona continentale stufa del frenetico via-vai dell’interland, sono sempre andata alla ricerca di luoghi poco affollati in cui l’intervento antropico fosse ridotto ai minimi termini. Niente di più lontano dal litorale jesolano.
Da vicus isolato di pescatori ed allevatori dell’epoca romana, Jesolo comincia la sua metamorfosi nei primi anni del secolo scorso in cui si trasforma in soleggiata località di mare per le cure elioterapiche. E’ negli anni 90 del Novecento che avviene la rivoluzione: l’urbanistica della città viene totalmente ripensata in funzione della popolazione che aumenta esponenzialmente nei mesi estivi con l’arrivo dei turisti da tutta Europa. Da qui la crescita in verticale, la comparsa dello skyline firmato da archistar e la costruzione di strutture ricettive.
La logica che regola gli spazi di queste ultime, campeggi in particolare, sembra ispirarsi all’urbanistica della città: accogliere grandi numeri di ospiti. Ne consegue che qui il verde si è trasformato in un mezzo per assolvere esigenze strettamente legate all’accoglienza turistica. Nei campeggi trionfano siepi iper-potate di allori, laurocerasi, pittospori che fanno da separé tra piazzole, tende o case mobili. Le monocromie delle suddette vengono interrotte dalla fioritura degli oleandri, piante rustiche, poco esigenti e dalla bassa manutenzione il cui impiego è ormai inflazionato. Persino le alberature esistono in funzione del turista: le loro chiome devono fare ombra senza sporcare troppo, il fusto diventa prezioso sostegno dei fili per stendere asciugamani e biancheria, i rami sono in qualsiasi caso eliminabili per meglio adattare la pianta alla logistica del campeggiatore.
Ebbene la mia prima mansione in quanto giardiniera di E-Gardening è stata la piantumazione di alcune aree di un campeggio di questa località balneare. L’incarico affidato ad Ecosistem dalla committenza riguardava in particolare la progettazione e la realizzazione delle aiuole adiacenti alle nuove case mobili situate fronte mare e delle dune atte a delimitare i posti riservati ai caravan.
La proposta, frutto della collaborazione di figure professionali con competenze diverse (architetto, esperto di piante ornamentali, consulente tecnico), ha previsto la messa a dimora di arbusti assolutamente insoliti per un contesto di campeggio: Cotynus, Hydrangea, Plomis, Perowskia. Si sono privilegiate anche varietà ricercate e dalle particolari cromie come il bellissimo Sambucus nigra ‘Black Beauty’ e il Physiocarpus opulifolius ‘All Black’.
Durante la realizzazione del progetto una profusione di erbacee perenni si è dispiegata sulle dune: a loro si devono i colori sgargianti e sapientemente accostati che contraddistinguono il progetto, piacere per la vista e rottura con il monocromatismo delle case mobili. Le tonalità utilizzate sono complementari convergenti: il giallo limone delle Coreoipsis e quello dorato delle Rudbeckie si contrappongono al viola delle Stokesia laevis e della Salvia caradonna. La palette dei viola vira poi al blu con le Echinops e Caryopteris ‘Kew Blue’.
A richiamare il contesto della duna sono le graminacee, cui si deve anche il merito di aver reso la composizione sinuosa, quasi a contrapporsi alla rigidità geometrica delle casette. Una profusione di piante dalle fioriture soffici e leggere e dalle foglie nastriformi che si muovono con il vento: fanno da padrone miscanti, Stipa gigantea e Stipa tenuifolia. Poi ancora si possono ammirare le foglie più rigide e taglienti dai colori preziosi della Festuca glauca e del Carex comans ‘Bronze’.
La ricercatezza del progetto ha visto come operazione conclusiva l’inserimento di installazioni che hanno fatto giocosamente da tramite tra le aiuole e il contesto circostante. Si sono create infatti girandole di diverse grandezze e farfalle metalliche posate su di un’asta in acciaio armonico; il bianco delle istallazioni, allo stesso tempo annullamento e sintesi dei colori delle specie vegetali, ha ripreso la struttura delle casette mobili, mentre l’acciaio ha permesso di seguire il movimento delle graminacee.
Finita la piantumazione i villeggianti si sono fermati a contemplare le fioriture, i bambini incuriositi dalle piante e dalle girandole; le dune non hanno più separato gli inquilini delle piazzole ma favorito l’incontro. Così ho salutato la vecchia idea di verde da campeggio, la monotonia monocromatica e goduto dell’incredibile molteplicità di specie e varietà di fioriture davanti a me. Ho riposato lo sguardo e mi sono fatta cullare dall’oscillare dei Miscanthus; mi sono sentita portata indietro in quegli anni in cui andavano di moda, gli anni Venti in cui Jesolo era diversa. Alla fine, grazie al giardino, il mio spirito romantico è tornato.
Alice Galbiati