L’intelligenza verde delle piante è un concetto abbastanza nuovo, che ha fatto le sue prime apparizioni una decina di anni fa, e si riferisce alla piena capacità delle piante di adattarsi e sopravvivere in ambienti diversi. Grazie al progredire della ricerca in neurobiologia vegetale si è dimostrato come le piante siano in grado di comunicare tra loro e di rispondere in modo intelligente agli stimoli e alle avversità ambientali. Purtroppo siamo abituati a pensare che solo gli esseri dotati di cervello siano in grado di compiere azioni volontarie e “intelligenti”, ma non è così: esistono in natura numerosissimi esseri viventi (come i lombrichi o gli insetti) che – pur non avendo un organo paragonabile al cervello – reagiscono e si comportano grazie agli impulsi generati da una sorta di “centro di comando” che li mette in relazione con il mondo esterno.
I vegetali, essendo organismi privi di sistema nervoso centrale, sono dotati di una “natura modulare” data da tre elementi – foglie, tronco e radici – fatti di frammenti molto simili fra di loro, che si incastrano perfettamente l’un con l’altro in varie combinazioni. In secoli di evoluzione, le piante hanno sviluppato complessi apparati sensoriali e regolatori che permettono di modulare la crescita o modificare la loro struttura a seconda delle differenti condizioni ambientali, ma possono anche inclinare le foglie per seguire il movimento del sole e massimizzare l’assorbimento della luce solare.
Le foglie non si dispongono attorno allo stelo in modo casuale, occupano una posizione che evita di oscurare le une con le altre dalla luce o dalla pioggia. La fillotassi o tassia fogliare – ovvero la disposizione delle foglie – è molto variabile da pianta a pianta, ma quasi sempre costante per ogni specie, tanto che le disposizioni fillotattiche possiedono proprietà che interessano da tempo i botanici dello sviluppo e i matematici/biomatematici. Se si osservano i quozienti di fillotassi si noterà che sono pari a 1/2, 2/5 e 3/8, cioè i rapporti di termini alternati della successione di Fibonacci. Quella di Fibonacci è la più antica fra le successioni ricorsive note, identificata nel 1200 circa da Leonardo Fibonacci Matematico (1175 circa – 1235 circa), ha iniziato ad avere le dovute attenzioni solo verso alla metà dell’Ottocento, quando prese il nome con cui la conosciamo grazie al matematico francese Edouard Lucas (1842-1891).
Basterebbe guardare le piante sotto un punto di vista più aperto e sensibile, per realizzare che le piante comunicano tra loro e lo fanno attraverso impulsi elettromagnetici o segnali ormonali: ad esempio, alcune specie, se subiscono un danno o vengono attaccate da degli insetti, hanno la capacità di rilasciare nell’aria l’acido jasmonico, che viene captato dalle altre specie, le quali a loro volta mettono in atto le loro azioni di difesa preventiva.
Nella loro capacità di percezione, le piante hanno sviluppato anche la facoltà di prendere decisioni. Ad esempio, decidono quando aprire o chiudere i loro stomi (piccoli pori presenti prevalentemente sulla pagina inferiore delle foglie) per regolare l’assunzione di anidride carbonica e di acqua. Inoltre, le piante possono decidere quando e dove indirizzare le loro risorse, come l’energia solare e i nutrienti del suolo, per migliorare la loro crescita e garantirne la sopravvivenza.
L’intelligenza verde delle piante è un campo nuovo e quindi in rapido sviluppo, tanto che la ricerca nel campo della neurobiologia vegetale potrebbe avere implicazioni rilevanti per la conservazione della biodiversità, traducibile poi nella progettazione del verde e nella coltivazione delle piante.
Nella progettazione del verde si fa uso delle conoscenze sull’intelligenza verde delle piante per realizzare giardini che siano sostenibili, funzionali e esteticamente piacevoli. Per fare ciò bisogna in primis identificare le piante che meglio si adattano al clima e al suolo locali, per creare spazi verdi accessibili e piacevoli per le persone a supporto della biodiversità, ma soprattutto per evitare o ridurre drasticamente l’uso di pesticidi o fertilizzanti sintetici. Per fare ciò, la progettazione deve prevedere la suddivisione del giardino in varie zone differenziate: percorsi pedonali, area relax e aree giochi per invogliare le persone a trascorrere più tempo all’aperto, ma soprattutto suddividere il verde tra zone aride, zone umide, zone di fioritura e zone di nidificazione, ciascuna delle quali può attrarre animali selvatici e insetti pronubi.
Infine, per dare una spinta maggiore all’intelligenza verde delle piante, si può affidare alle tecnologie avanzate installando un sistema di smart irrigation, per irrigare piante e terreni solo quando c’è realmente bisogno, in rapporto all’umidità del terreno, alle previsioni meteo e alla quantità d’acqua necessaria alle colture per crescere sane. In questo modo si migliora e si ottimizza la crescita delle piante riducendo l’uso di risorse idriche ed energetiche.
Per concludere, se prima potevamo mettere in dubbio il fatto che le piante siano intelligenti, adesso ne abbiamo la certezza. Come abbiamo visto, stiamo parlando di un tipo di intelligenza che va oltre ai comuni schemi ai quali siamo abituati, ma per quanto “diversa” è altrettanto tanto forte: come una pianta riesce a crescere e fiorire tra le crepe dell’asfalto, un albero capitozzato riuscirà a trovare la spinta giusta per germogliare nuovamente. Dopotutto le prime piante verdi di gimnosperme hanno fatto comparsa sulla terra ben 460 milioni di anni fa (circa), grazie alle quali presumibilmente l’atmosfera primordiale vide una diminuzione dell’anidride carbonica ed un arricchimento di ossigeno gassoso, favorendo l’evoluzione dei primi esseri viventi: sia prima che ora esistiamo grazie alle piante, quindi la loro intelligenza è tutt’altro che da sottovalutare!