Il Buxus sempervirens L., arbusto cespuglioso sempreverde conosciuto col nome generico di bosso, è una pianta ornamentale a crescita lenta diffusa nel nostro paese e apprezzata per la sua resistenza alle potature. Onnipresente nei parterre dei giardini all’italiana in forme geometriche insolite create dai cultori dell’ars topiaria o più semplicemente sotto forma di siepe, che garantisca schermatura e privacy tutto l’anno. Allo stato selvaggio si trova in zone boschive del centro Italia.
Purtroppo lo sfortunato bosso nel corso della sua esistenza può andare incontro a molteplici avversità: tra i parassiti la psilla del bosso (Psylla buxi), larve di ditteri cecidomidi (Monarthropalpus buxi), ragnetto rosso (T. urticae), nematodi fogliari, Metcalfa pruinosa, cocciniglie (Aspidius hederae, Aonidiella) e un lepidottero, la piralide del bosso (Cydalima perspectalis). Altre malattie possono essere provocate da funghi o batteri.
Nell’ultimo decennio particolare preoccupazione desta la piralide del bosso (Cydalima perspectalis), un lepidottero di origine asiatica, insediatosi in area settentrionale avendo trovato un clima e un grado di umidità ideali al suo sviluppo. La farfalla, proveniente dalla Cina, è arrivata in Italia in seguito alla sua involontaria introduzione in altri paesi europei. Il veicolo di diffusione sono stati alcuni esemplari presenti nei vivai, a causa della mancata conoscenza dei sintomi e dell’assenza di insetti antagonisti che limitino la produzione di uova e larve.
La feconda piralide depone delle piccole uova gialle nella pagina inferiore delle foglie e, nel giro di pochi giorni con le condizioni climatiche adeguate, fuoriescono le prime larve che iniziano a nutrirsi delle foglie e a tessere dei nidi per lo sviluppo delle crisalidi. In fase adulta è una graziosa farfalla di colore bianco caratterizzata da un contorno marcato marrone. L’attacco subito dal bosso infestato è molto intenso e può portare nel giro di pochi giorni al disseccamento completo della pianta, ma anche nei casi in cui i danni fossero limitati, essendo un arbusto ornamentale, il valore estetico diminuisce sensibilmente.
Piralide
La prevenzione e la rapida identificazione sono importanti per prevenire i danni arrecati da questo parassita. É opportuno iniziare a fare dei trattamenti primaverili per contrastare le giovani larve, che poi vanno ripetuti nel corso dell’anno, considerata la frequente riproduzione. I prodotti utilizzati sono insetticidi a minor impatto ambientale, dei regolatori di crescita (Bacillus thuringiensis var. Kurstaki o var. Aizawai) che vanno adoperati bagnando con cura anche l’interno della vegetazione.
Insetticidi ad ampio spettro a base di piretrine ad azione neuro-tossica, come Spinosad e Azadiractina, vengono utilizzati quando la scoperta dell’infestazione è tardiva e le larve hanno raggiunto i 3 centimetri di dimensione. Questi trattamenti vengono effettuati a scopo contenitivo e, quando possibile, sono da preferire quelli ciclici a base di regolatori di crescita applicati sulle larve (Bacillus thuringiensis), che non impattano negativamente sull’entomofauna, la quale potrebbe nel tempo rivelarsi utile al contrasto della diffusione della piralide.
A titolo preventivo e utilizzata anche per il contenimento, una soluzione interessante ed efficacie consiste nella collocazione di trappole a feromoni a fine primavera. Queste vengono posizionate con una incidenza di 4 – 10 per ettaro e non necessitano di un controllo frequente, perché sono in grado di contenere diversi esemplari. Queste trappole non interferiscono con altri organismi e servono anche ad anticipare forti attacchi da parte della piralide e poter quindi effettuare trattamenti mirati.
Il vivaista svolge un ruolo chiave nel monitoraggio fitosanitario delle piante – racconta Mattia Aggio, titolare di Aggio Vivai Piante – Negli ultimi anni, con l’introduzione dell’obbligo di un passaporto per tutte le varietà coltivate, è aumentato il controllo sulla diffusione delle malattie e, cosa molto importante, la possibilità di arginare velocemente eventuali contagi. Questo è fondamentale soprattutto se ci troviamo di fronte a patologie come la piralide del bosso, nelle quali è richiesta un azione rapida a garanzia della sopravvivenza della pianta. Negli ultimi anni non ho più visto esemplari provenienti dalla Germania, paese dal quale in passato erano arrivate in Italia piante malate; questo a riprova da un lato dell’efficacia del passaporto che garantisce un importazione controllata e dall’altro delle difficoltà riscontrate nella debellazione della Cydalima perspectalis.
Resta una buona norma evitare di creare le condizioni adatte ad una proliferazione parassitaria, ad esempio irrigando solo quando necessario per non creare un ambiente eccessivamente umido, oppure valutando di mettere a dimora una siepe mista composta da una varietà di essenze, in modo da arginare eventuali contagi e non ultimo, se progettata ad hoc, poter avere più fioriture nel corso dell’anno. Se vi accorgete che il vostro bosso è vittima di un attacco da parte della piralide vi consigliamo di non votarvi al fai da te, ma di rivolgervi ad un operatore del settore che possa intervenire in sicurezza con gli adeguati mezzi.