Il campeggio è comunemente inteso come un tipo di vacanza che prevede un soggiorno temporaneo – principalmente con tende – in mezzo alla natura. Spesso è sinonimo di avventura, perché talvolta consente di trascorrere la notte in luoghi inusuali ed “estremi”, come fanno gli appassionati di trekking in montagna. Questa pratica ha radici antiche: i romani usavano le contubernium (tenda del legionario) per gli spostamenti più lunghi e impegnativi, mentre popoli nomadi dell’Asia Centrale utilizzavano la Yurta, una vera e propria abitazione composta da una struttura in legno richiudibile e facilmente trasportabile. I loro spostamenti non erano certo legati al concetto di vacanza, ma rimane un elemento comune la necessità di avere un “tetto” sotto al quale dormire, che fosse veloce e pratico da montare e spostare.
Il concetto moderno di campeggio con tende, attrezzature specifiche e aree designate, ha origine in Europa e negli Stati Uniti d’America nel XIX secolo, grazie all’influenza di tre fattori:
- il romanticismo, movimento che vede nello spettacolo della natura la rappresentazione grandiosa e concreta del concetto di “divino”;
- l’interesse per la natura e dei suoi segreti, equilibri e leggi interne che ne regolano la vita;
- la ricerca di esperienze nuove e autentiche tramite l’abbandono delle artificiose strutture sociali e culturali che le città racchiudono e preservano.
In tutti e tre i fattori, l’elemento guida è la natura, meglio se selvaggia e incontaminata, che spinge l’uomo a muoversi e dalla sua “confort zone” per scoprire com’è il mondo e vivere esperienze nuove.
La scintilla che diede inizio alla storia del campeggio risale al luglio 1897, quando Thomas Hiram Holding, un insegnante inglese di 52 anni, sviluppò la prima tenda da campeggio moderna con telaio pieghevole. Caricò la tenda su una bicicletta e partì per un tour di tre giorni in campeggio nell’Irlanda sud-occidentale, assieme alla moglie e a suo figlio Frank. Questa invenzione rese il campeggio più accessibile per il grande pubblico, tanto da renderlo anno dopo anno sempre più popolare, favorendo quindi la crescita costante di strutture e luoghi dedicati in tutto il mondo. In seguito, nel 1901 T. H. Holding fondò il primo camping club al mondo, the Association of Cycle Campers.
In Italia la prima associazione di campeggiatori nacque nel 1932. Questo tipo di turismo si sviluppò lentamente, in quanto legato al possesso di un’automobile, la quale all’epoca non era ancora molto diffusa. Il primo campeggio italiano, nel senso moderno del termine, quindi a pagamento e dotato di sorveglianza e servizi, risale al 1949 a Parco Leopardi (TO), struttura che offrì l’ispirazione giusta per la creazione di nuovi spazi sempre più ampi e attrezzati. Pochi anni dopo, nel 1955 a Cavallino Treporti, su richiesta della Fabbrica tedesca NSU venne realizzato il primo camping park attrezzato in Italia e gli venne dato il nome di “NSU Lido”. Qui i campeggiatori potevano trovare ampie piazzole ombreggiate, acqua calda nei servizi sanitari, un ristorante e un team organizzato dedito agli ospiti. Prima di allora le vacanze erano molto meno strutturate, si approfittava dell’accoglienza degli abitanti che mettevano a disposizione dei turisti (principalmente tedeschi) l’ombra dei frutteti vicini alla spiaggia.
La vita sull’intero litorale è da sempre fortemente influenzata da una continua evoluzione dell’assetto idrogeologico e dal fragile equilibrio tra terra e acqua. Oggi Cavallino Treporti si presenta come una penisola litoranea lunga 15km che separa la parte a nord della laguna veneta dal mare Adriatico, la quale è divisa dalla laguna tramite il canale Pordelio, che si dirama in altri due canali (il Portosecco e il Saccagnana), mentre il fiume Sile (che scorre nel vecchio alveo del Piave) la separa dal territorio comunale di Jesolo. Una particolarità interessante di questo territorio è che è quasi raddoppiato rispetto alla sua estensione presente nelle mappe del 1888: ciò è stato possibile grazie alla creazione di importanti lavori di bonifica e di una diga foranea, la quale ferma presso essa le sabbie consentendo l’ampliamento della superficie terrena.
Dal 1987 Cavallino Treporti fa parte del Patrimonio UNESCO nell’ambito di “Venezia e la sua laguna”, in quanto fortemente caratterizzata da elementi storici e naturalistici di pregio. Nel territorio di Cavallino Treporti sono presenti cinque aree naturalistiche rientranti nella rete ecologica europea Natura 2000, la quale ha per obiettivo la tutela della biodiversità degli ambiti territoriali definiti Siti di Importanza Comunitaria (SIC), i quali ospitano habitat e specie animali e vegetali di particolare importanza a livello europeo. Nello specifico, i cinque biotopi naturalistici sono:
- Dune fossili di Vallesina e Stazione biofenologica del Cavallino;
- Cavallino Litorale;
- Pineta di Ca’ Ballarin,
- Dune e boschi di Ca’ Savio;
- Dune e boschi di Punta Sabbioni.
Il litorale è caratterizzato da un terreno sabbioso e da aria salmastra, scarsità d’acqua e temperature elevate, elementi che creano delle condizioni spesso avverse e difficili alla flora. La particolarità del terreno sabbioso è quella di drenare velocemente l’acqua, con la tendenza a rimanere secco e asciutto nei mesi caldi e siccitosi. La salsedine compromette la crescita di molte piante, perché diffondendosi nell’aria e nel terreno può ostacolare l’osmosi cellulare, ovvero la capacità delle cellule vegetali di assorbire l’acqua. Per tali motivi è bene scegliere piante autoctone o, ancor meglio, alofite, le quali essendo tipiche dei luoghi costieri dell’area mediterranea, hanno la capacità di assimilare il sale all’interno delle cellule e richiedono un basso quantitativo d’acqua, rivelandosi quindi adatte alla coltivazione su un terreno sabbioso.
È facile trovare delle specie che potrebbero sembrare non autoctone, come l’Erica carnea (presente nelle fasce retrodunali) o Salix rosmarinifolia nelle bassure retrodunali umide, le quali sono tipicamente presenti dei tratti alpini: nel nostro territorio crescono spontaneamente grazie all’influenza dei venti freddi (bora invernale) che scendono da Nord, dalle fredde acque dei fiumi alpini che sfociano vicino alla Laguna (Piave e Tagliamento) e all’elevata umidità dell’aria. Durante l’estate, invece, l’assenza di vento e il suolo arido fanno innalzare le temperature e favoriscono la crescita di specie tipiche delle steppe orientali, come l’apocino veneziano (Trachomitum venetum).
Le famose pinete litoranee di Cavallino Treporti, note per creare una sorta di area di separazione tra la spiaggia e le aree urbanizzate, sono di origine artificiale: furono realizzate negli anni Cinquanta del Novecento ed erano parte di un progetto di riforestazione e sistemazione delle dune costiere, con l’obiettivo di proteggere il territorio dalla forza erosiva del mare, per proteggere le colture dall’influenza negativa dell’aerosol marino e per creare un ambiente naturale attrattivo per il turismo estivo. Le specie di pini utilizzate sono tutte locali: pino domestico (Pinus pinea), pino marittimo (Pinus pinaster) e pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Pur essendo alberature belle e interessanti dal punto di vista paesaggistico, dal punto di vista ambientale tali specie risultano non particolarmente pregevoli, principalmente per il fatto che si tratta di una monocoltura. Negli ultimi anni sono stati realizzati numerosi interventi per riconvertire la formazione forestale verso una vegetazione più legata e “filologica” all’ambiente, mediante la piantumazione di arbusti e alberi autoctoni, come il Leccio (Quercus ilex), il Tamerice (Tamarix spp.), il Pioppo bianco (Populus alba) e l’Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides).
Cavallino Treporti rappresenta un angolo di paradiso immerso nel verde, dove la bellezza naturale si sposa con un’ospitalità senza eguali. Qui, il campeggio non è solo un modo di trascorrere una vacanza, ma un’esperienza che unisce il contatto con la natura con il relax, tanto che l’economia del Comune si basa sul turismo estivo, che conta 6,8 milioni di presenze (nel 2023) ponendo Cavallino-Treporti come prima località turistico-balneare d’Italia e quinta meta a livello nazionale. Vivere una vacanza qui significa immergersi in un territorio ricco di storia e biodiversità, dove il fascino della natura si rivela in ogni angolo e dove ogni campeggiatore può ritrovare il vero spirito di aggregazione della vita all’aria aperta.