Anarchiche ed immortali: le disseminanti sono piante che da sempre cercano di conquistare più spazio che possono lottando contro l’insistente bisogno di pulizia delle aiuole ben impostate, che richiedono a gran voce volumi proporzionati e toni perfettamente accostati. Ho sentito la loro libertà, mentre oscillavano leggere cullate dal vento, e guardandole mi sono abbandonata all’ordinaria domanda della durata di tale bellezza.
Prima di desiderare un giardino perfetto, frutto dei miei imperativi, ho amato quelle bucoliche immagini di giugno di grandi prati incolti adorni di lunghe spighe dorate, papaveri rossi e nigelle azzurre. Questi campi mi riportano ai ricordi di quando ero bambina e osservavo i quadri, di artisti a me anonimi, che raffiguravano distese ornate da moltitudini di fiori, che allora non distinguevo, ma oggi traduco in tutte le specie da fiore più comuni di disseminanti.
I primi che incontro sono i bellissimi Somniferum, una varietà di papavero, che rimangono ornamentali per tutta l’estate, grazie alle capsule contenenti i futuri figli, centinaia di piccoli semi. Le Consolida Delphinium sono delle spighe infinite dalla struttura leggera, i cui fiori riescono a mettere in armonia le più svariate sfumature di blu, rosa e bianco. Tra le ombrellifere spicca la Orlaya con i suoi delicati petali bianchi, che si ingrandiscono man mano che raggiungono l’esterno. La Scabiosa Atropurpurea fiorisce da giugno fino all’autunno e nell’ibridarsi dona fiori macchiati di innumerevoli varietà di viola.
Se ci immergiamo tra le disseminanti basse incontriamo le incredibili foglie della Plantago Major Rubrifolia, dai colori che si perdono in gradazioni che vanno dal rosso al verde.
Sebbene queste piante possano essere annuali, biennali o perenni, tale aspetto è di poco conto, perché in realtà non muoiono mai, grazie al loro disseminarsi copioso.
“Bellezza che ti compra e furbizia che ti frega”, così potremmo descrivere la loro vera essenza: giorno dopo giorno, centimetro dopo centimetro, conquistano lo spazio nella terra nuda, si impossessano delle zone vuote e le riempiono della loro bellezza sfacciata ed anarchica. Per vincere sulla loro furbizia bisogna agire in prevenzione: solo conoscendo i tempi, le necessità e la forza di queste piante si può pianificarne la gestione ed evitare una loro diffusione indomita nei giardini. Bisogna, dunque, giungere ad un compromesso per porre le basi ad un matrimonio che funzioni e duri tutta la vita.
Per chi non ha mai provato le disseminanti, le incertezze sul loro inserimento nei giardini rimangono, però tra le tante specie esistono due grandi pioniere ormai molto diffusissime: la Verbena Bonariensis e la Stipa tenue, che ci hanno fatto fare un grande passo verso il giardino anarchico ed immortale.
Il modo di fare giardino in questi anni è cambiato in maniera sensibile e veloce: siamo passati da intere aiuole di soli tappezzanti arbustivi, all’inserimento di qualche erbacea perenne, fino all’inondamento sproporzionato delle graminacee ornamentali. Stiamo camminando verso una nuova direzione: giardini meno formali con fiori meno appariscenti, ma più alti e leggeri, ed accompagnati da graminacee, tra le quali alcune sono disseminanti.
Insomma, siamo ancora una volta in viaggio, ma per avere dei buoni spunti questa volta dovremmo guardare indietro a quando questi fiori venivano usati per abbellire le corti di campagna, e osservare come in natura si organizzano spontaneamente le piante.
Penso che mai come in questi ultimi anni il concetto di resilienza si stia concretizzando nel nostro modo di vivere, in quanto stiamo arrivando alla consapevolezza che si vive bene solo se cullati dall’amore, soprattutto dall’amore della natura.
Per quanto riguarda il giardino, lui è amore che cresce e di questo, ve lo confido, le mie amiche anarchiche sono maestre.
Anna