Quando il freddo soffia via i ricordi gioviali dell’estate, tutto sembra azzerarsi e ci si prepara alla partenza del nuovo anno pronti a lasciare il vecchio per prendere il nuovo. In tutti noi c’ è un bambino piccolo che attende in un angolo. Questo è il momento giusto per lasciarci prendere la mano da quel bimbo e liberare la fantasia camminando con lui attraverso le storie che il giardino ci propone.
Un paio di scarponcini caldi, un berretto di lana e, passo dopo passo, attraversando il giardino ci poniamo in ascolto, con i lunghi rami degli alberi che cercano di abbracciarci affettuosamente. Un giardino ha sempre una storia da raccontare: quella volta in cui abbiamo salvato la siepe da un attacco di insetti sgraditi, o quell’ altra, in cui un arbusto di cui volevamo sbarazzarci è fiorito, generando in noi stupore e rinvigorendo la nostra fiducia nella cura del giardino.
Ogni piccola decisione presa in giardino ci porta ad imparare qualcosa sulla natura, ci avviciniamo a lei e ci sentiamo più degni di essere al mondo come creature buone. Lei ha il grande potere di farci stare meglio con noi stessi e con il creato intero: il giardino è il ponte e per questo ogni storia che racconta o che lo riguarda va custodita.
L’inverno è una stagione ricca di momenti unici, la brina mattutina nel suo candido scenario è un balsamo per l’anima ed i tramonti serali fanno sfoggio di colori accesi e tonalità difficilmente riproducibili se non dal ricordo romantico e vivido che ci lasciano. Da sempre l’uomo narra storie, il raccontare ci rende esseri sociali e conviviali. Il giardino ha un doppio ruolo, è sia uno strumento di narrazione che una fonte d’ispirazione, pianificare un giardino è un percorso: si compiono delle scelte, si proiettano i propri sogni nel progetto e forse questa è la cosa più difficile da fare. Dentro il sogno del giardino culliamo delle creature viventi che un giorno ci ripagheranno delle cure dedicategli, ogni elemento può diventare il protagonista di una storia, come gli alberi maturi che si rivelano attori di un certo spessore nel giardino – scena.
Ognuno di noi ha un libro guida nella propria libreria, Florario è un tomo che parla di miti, leggende e simboli di fiori e piante e di storie che possono essere raccontate per sorprendere gli scettici e stimolare la fantasia, da leggere a chi non apprezza alcune piante particolari, per far vedere queste essenze sotto un’altra luce.
Ad esempio, il Jasminum Nudiflorum, un gelsomino rustico che fiorisce nel cuore dell’inverno, con dei fiori di un bel giallo luminoso, è spesso una pianta incompresa, dal portamento a rami arcuati di tipo “sarmentoso”, simile ad una rampicante che e necessita di un appoggio. Di frequente viene fatto l’errore di non dare il corretto sostegno alla pianta e di conseguenza non la si lega ad un supporto, poiché non si tiene conto del portamento dei rami ad arco. A peggiorare la sua situazione anche una errata potatura che consiste nel tagliare le punte dei rami provocando così un effetto “basso cespuglio” piuttosto che quello di una bella cascante.
Tra le storie più belle contenute in Florario, vi è una leggenda araba che parla del gelsomino e merita di essere narrata:
Un giorno, la madre di tutte le stelle, Kitza, stava preparando nel suo palazzo di nuvole gli abiti d’ oro per i suoi figli astri, quando giunse un gruppo di stelline che si lagnavano delle loro vesti: “La mia è troppo larga” “La mia non è guarnita di gemme” “Io la vorrei attillata”. Strepitavano confondendo la povera madre. “Bimbe mie, non fate chiasso” le pregava Kitza. “Non fatemi perdere tempo. Molte sorelle sono ancora nude e potrebbero ammalarsi.” Ma le stellucce capricciose non le davano retta e continuavano a protestare. Finché passò da quelle parti il re degli spazi, Micar, che udendo quelle urla entrò nel palazzo: “Che succede qui dentro?” domandò con voce tonante.
Le stelle spaventate diventarono sottomesse e docili, ma non poterono tenere nascosta la verità. Allora Micar, sdegnato, urlò:” poiché siete così egoiste e pretenziose, vi caccio dal firmamento”.
Strappò loro gli abiti d’ oro e le scagliò come ciotoli nel fango della terra.
La madre cadde in un inconsolabile dolore:”Mi hai tolto dalle vene delle gocce di sangue, inflessibile Micar. Che mai faranno le mie povere stelle in mezzo al fango?
La signora dei giardini Bersto, provò pietà per quella povera madre.
“Kitza” disse “Potrei aiutare le tue povere figlie. Le trarrò dal fango trasformandole in fiorellini”,
Così nacquero i gelsomini, le stellucce della terra.
Legando i rami del Jasminium Nudiflorum ad un supporto e assecondandone il portamento, salviamo il sogno della madre Kitza: un piccolo gesto di cura e amore verso un arbusto che ci offre una spettacolare cascata di stelle luminose durante i mesi invernali, bui e con pochi fiori, un modo romantico per riscoprire una pianta comune attraverso una storia magica tratta da una leggenda del mondo arabo.
Che le storie le inventiamo, le viviamo, o le tramandiamo non importa, quello che importa è che continuino ad esistere e ad essere narrate, attraversando il tempo per farci sognare.