Avete mai sentito parlare di passaporto delle piante europeo? È un etichetta ufficiale utilizzata per lo spostamento delle piante e dei prodotti vegetali che attesta il rispetto di tutte le prescrizioni fitosanitarie. Devono essere presenti i dati relativi alla specie botanica, al paese dove viene rilasciato il passaporto e un codice nazionale, che permetta di riconoscere l’operatore fitosanitario che l’ha emesso. Allo stesso modo di persone e cose, le piante sono tenute ad essere accompagnate da un documento contenente dati rilevanti per l’identificazione.
Il regolamento (UE) 2016/2031 disciplina lo spostamento nel suolo europeo e l’importazione o esportazione verso paesi terzi di piante e anche di prodotti vegetali, come legname. In Italia la normativa, in vigore dal 14 dicembre 2019, ha introdotto alcune novità come l’estensione dell’obbligo del passaporto fitosanitario a tutte le piante da impianto e una maggior responsabilizzazione dell’operatore professionale, che deve saper riconoscere i segni di organismi nocivi, anche attraverso la partecipazione a corsi di formazione del settore, e poter valutare frequentemente lo stato di salute delle varietà. La nuova regolamentazione mette particolare enfasi sul concetto di tracciabilità, lasciando però libertà all’operatore sulle modalità di registrazione e archiviazione dei dati, anche per cercare di semplificare il maggior carico di lavoro legato al controllo richiesto dal burocrate.
L’organismo preposto all’organizzazione e al controllo è il servizio fitosanitario centrale, a sua volta suddiviso in servizi fitosanitari regionali; gli operatori interessati sono tenuti ad avvisare tempestivamente il servizio fitosanitario competente nel caso di riconoscimento di organismi nocivi.
Gli operatori professionali, quindi vivaisti e rivenditori, al rilascio del passaporto devono essere registrati nel RUOP, il Registro Ufficiale degli Operatori Professionali, e ricevere l’autorizzazione al rilascio del passaporto delle piante da parte del servizio fitosanitario competente. Nel regolamento (UE) 2019/2072 sono elencati gli organismi nocivi rilevanti per l’Unione Europea e per particolari zone protette che gli operatori sono tenuti a controllare. Purtroppo si tratta di una lista veramente lunga, da cui l’importanza di questo lavoro di monitoraggio costante.
Abbiamo intervistato Mattia Aggio di Aggio Vivai e Piante in merito all’applicazione del passaporto e al ruolo del vivaista nel monitoraggio fitosanitario.
“Le cose sono cambiate da poco, all’inizio la normativa fitosanitaria si riferiva solo ad alcune varietà specifiche, perché le malattie erano abbastanza contenute, ma negli anni sono andate ad aumentare sempre di più le piante interessate da fitopatologie, così da due anni la normativa è stata estesa a tutte le piante. Il nostro vivaio è suddiviso in aree, in modo da circoscrivere le zone dove le diverse varietà vengono posizionate. Ogni esemplare che esce dal vivaio è “passaportato” con il suo codice aziendale, quello regionale, il suo specifico lotto, così come ogni esemplare in arrivo da noi acquistato è munito di questo documento. L’estensione del passaporto è utile a contrastare la diffusione delle malattie, perché permette di agire in tempi rapidi. Nello sfortunato caso che ci si trovi in presenza di organismi nocivi su piante acquistate nel territorio nazionale o all’estero diventa semplice e veloce risalire al luogo di provenienza e arginare un ulteriore trasmissione. In questo senso ritengo che il ruolo del vivaista sia importante, perché siamo produttori iniziali o intermediari in grado di agire alla fonte di un eventuale rischio fitosanitario e prevenire danni ben più gravi legati alla diffusione incontrollata delle malattie.
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