Il garden design è un mondo intriso di storie ed esperienze: ogni giardino racconta le passioni e i sentimenti di chi ogni giorno lo vive e lo cura ed è proprio per questo che i giardini più belli sono quelli che si scostano dall’estetica perfetta “da copertina” ed affascinano per la loro eccentricità. Come per gli interni, anche i giardini seguono mode e trend che anno dopo anno influenzano gli stili e quindi la progettazione.
Negli ultimi anni due trend che continuano a tener testa sono innovazione e sostenibilità, proprio per il fatto che questi elementi ci portano ad un passo verso il futuro e il cambiamento. L’acqua potabile è un bene sempre più carente e sempre meno disponibile: il 97.5% dell’acqua presente sulla Terra la si trova nei mari e negli oceani e quindi è salata, solo il restante 2,5% è acqua “teoricamente” potabile, ma se togliamo l’acqua presente sotto forma di ghiaccio sulle calotte polari, la percentuale si abbassa al 2,25%. Di questa piccolissima percentuale di acqua potabile presente nel mondo, il 70% viene utilizzata per l’irrigazione in campo agricolo: per questo motivo progettare giardini sostenibili a basse esigenze irrigue è un imperativo e non più solo un trend.
La progettazione di un giardino è un’operazione complessa, che si articola in diverse fasi. Il primissimo step è una relazione generale sullo stato dei luoghi, dei punti di forza e delle criticità del giardino, ma la parte più importante è la descrizione del tipo di suolo, dell’esposizione e delle condizioni climatiche del luogo.
La scarsità idrica è una preoccupazione diffusa, ma il modo migliore di affrontarla è convertirla in opportunità: rinunciare alla bellezza e alle potenzialità del proprio giardino non ha senso, quindi bisogna considerare nuovi trend e affacciarsi al mondo dei giardini a basso fabbisogno idrico. Questa tecnica che progetta giardini inserendo piante che necessitano di poca acqua prende il nome di xeriscaping, un neologismo che unisce il greco xeros (“asciutto”) e l’inglese landscaping (“paesaggio”), ma è più facile incontrarla con il termine dry garden. In questi giardini l’acqua viene utilizzata con parsimonia attraverso poche bagnature nei periodi più caldi (nelle zone poco piovose, altrimenti possono bastare un paio di bagnature l’anno).
Un dry garden ben progettato, oltre ad avere una scelta di piante, arbusti e tappezzanti studiate ad hoc per il clima e il terreno nel quale si va intervenire, presenta anche un piano di messa a dimora e di manutenzioni programmate ben preciso. Il periodo migliore nel quale eseguire la piantumazione è l’autunno, perché consente alle piante di sviluppare nel corso dell’inverno un apparato radicale pronto a ricercare l’umidità negli strati profondi del terreno.
Le piante mediterranee da giardino che meglio si prestano a un dry garden sono le aromatiche e le impollinatrici, per creare prima di tutto uno spazio brulicante di vita che unisce l’utilità delle piante commestibili all’amore per il verde ornamentale. Rosmarino, salvia, timo e lavanda sono tra le più famose.
Le protagoniste assolute dei dry garden sono cactacee e succulente, grazie alla loro capacità di conservare e limitare al minimo la dispersione d’acqua. Vanno piantate simulando quanto avviene in natura, ovvero distanziandole molto tra loro, per evitare una competizione tra radici per guadagnarsi una quota maggiore umidità del suolo. La giusta composizione di cactacee e succulente con sabbie e sassi di vari colori e dimensioni riesce a creare vari tipi di effetti, che spaziano dalla realizzazione di una palette di colori naturali – gialli, bruni e verdi – fino alla realizzazione di un giardino che enfatizza le tonalità pastello e i grigi, richiamando un paesaggio lunare. Queste piante, però, soccombono al freddo-umido invernale tipico di molte regioni del nord Italia, per questo è consigliabile porle al riparo nel periodo da ottobre ad aprile.
Se si vuole arricchire lo spazio con degli arbusti, quelli che più si adattano ad un dry garden sono l’oleandro e la ginestra, con i quali aiutiamo l’ambiente riducendo il consumo di acqua e allo stesso tempo sono un piacere per gli occhi, grazie ai colori vivaci e all’eleganza delle forme dei loro fiori.
Ormai è indiscusso che il verde migliori la qualità della vita, soprattutto nelle città, perché contribuisce a ridurre dall’aria le polveri sottili e l’anidride carbonica, ma anche a mitigare il clima in estate. Trasformare un giardino nella stanza più bella della casa si può, ma spetta al professionista esperto trovare la formula giusta per realizzare un giardino che parli di chi lo possiede e lo cura stagione dopo stagione, godendo dei suoi cambi d’abito e del suo maturare di anno in anno. Ai giorni nostri i giardini devono essere sostenibili, perché è proprio la natura a chiedercelo, quindi il classico prato inglese si vedrà meno, lasciando spazio a manti più morbidi e voluminosi, come quelli di Lippia nodiflora o di Festuca arundinacea, magari accompagnati da bordure di graminacee come la Stipa tenuitissima o il Pennisetum.
Modificare le abitudini è importante, perché sono i piccoli gesti quotidiani a creare grandi cambiamenti e tra questi ridurre gli sprechi d’acqua ritorna sempre alla ribalta, perché – come abbiamo già visto all’inizio – di acqua potabile ce n’è poca e bisogna utilizzarla solo quando necessario. Quindi innamoriamoci del “nostro verde”, di quello che ci appartiene ed è legato al nostro territorio, e valorizziamolo al meglio, con una progettazione professionale e degli elementi d’arredo scelti ad hoc: in questo modo troveremo un giardino che parla di noi, della nostra storia e saprà durare a lungo perché in piena armonia con l’ecosistema.