Nella vita arriva sempre il momento in cui ci si pongono quelle domande tanto essenziali quanto amletiche del “chi sono, dove vado e cosa faccio”. Nel mio caso mi viene semplicemente da chiedermi se io sia un giardiniere (giardiniera non ci piace!) e cosa significhi il ruolo di giardiniere oggi.
Il giardiniere è una professione che ha diverse varianti legate alle varie specializzazioni. Penso che essendo una professione in cui si esprimono le proprie doti, ognuno poi trova il posto giusto.
Una costante della mia vita sono sempre state le piante e la natura, come anche la passione per la scrittura, l’arte e la ricerca della bellezza nei particolari. I colori poi sono una specie di fissazione: osservo bene ogni colore e faccio una piccola analisi della sua composizione.
Quanti tipi di bianco conoscete? Il bianco per me ha un importanza vitale. Un bianco che mi ha fatto capire questo l’ho trovato in un fiore che uso sempre nei progetti di giardini d’acqua: Anemopsis Californica, una pianta palustre con un’infiorescenza davvero particolare. I fiori piccoli portati in un infiorescenza conica hanno la base contornata da delle vistose brattee bianche a forma di cucchiaio, disposte quasi come una stella, e questo suo bianco puro senza sfumature è chiaramente un “bianco gesso”. Ricordo bene il mio stupore nel vederlo per la prima volta e subito il desiderio di classificare quel tipo di bianco, il quale poi, dopo pochi giorni, inizia a sporcarsi di rosa corallo caricandosi sempre più verso il rosso.
Quando classifico le sfumature dei colori lo faccio per una mia passione personale, pertanto è piuttosto difficile essere obiettivi in questo e trovarsi d’accordo con le sensazioni ottiche altrui. Leggo spesso descrizioni delle colorazioni delle piante erbacee perenni e molte volte non mi trovo in sintonia, soprattutto quando si descrivono colori che contengono delle parti di rosso dentro o nei colori secondari, come il viola come e l’arancione.
È davvero molto importante invece capire quanto un colore sia caldo, per poterlo poi inserire in una composizione, quindi cerco di adoperare solo specie che ho visto realmente con i miei occhi.
Amo studiare tutte le specie, sono sempre alla ricerca di nuove varietà ed è questo che mi porta ad essere sempre stimolata in un lavoro che non si stanchi mai di questo infinito apprendere.
Il mio primo amore credo siano stati gli arbusti, avendo iniziato questo lavoro come venditrice responsabile in un vivaio dove una passione comune erano gli arbusti ornamentali di varietà ricercate. Erano anni in cui nei giardini italiani la cultura dell’utilizzo di grandi estensioni ad erbacee perenni non era radicata e le macchie colorate ce le giocavamo con gli arbusti nani come Spiree, Deutzie, Ceanothus, ed in ombra Hydrangea, Leucothoe e Pjeris. Anni in cui proponevamo piante al tempo rare come le Clethra, profumatissime infiorescenze portate in piccole pannocchie nel mese di Luglio, mese in cui gli arbusti da fiore scarseggiano.
Piano piano finalmente anche qui la cultura del verde ha portato ad una tipologia di giardino più mista, arricchendo le aiuole con le erbacee perenni.
Io nel mio piccolo cerco di stimolare il pubblico a conoscere e gradire questo tipo di giardino e giardinaggio, preferendolo ad un genere ormai passato che tende a ripetersi creando giardini preconfezionati in un copia e incolla monotono e piuttosto triste.
Le erbacee perenni mi hanno portata a studiare ancora di più, non solo sulla carta, ma soprattutto sulla terra! Complicate, capricciose, spesso anarchiche sono per me un amore ed una piccola disperazione. Sceglierle non è mai un gioco da ragazzi, anche se rimane una sfida che mi diverte molto.
Il tempo che passo a leggere informazioni su di loro o a cercare nuove varietà nei cataloghi non è quantificabile: ogni momento è buono e so che questi momenti sono davvero molti ed importanti. Studiarle nella carta ovviamente non basta, perché le piante è d’obbligo provarle: quello che si trova scritto è solo una parte di un’esperienza fatta di attimi e posti differenti da dove poi si andranno ad usare.
Le difficoltà di un giardiniere che studia, pianta e progetta ci sono tutte.
È un lavoro che molti dicono di invidiare, come quando mi sento dire: “beata te che sei sempre all’aria aperta!”. Ecco, è quel “sempre” a fare la differenza: sempre all’aria aperta significa anche aver a che fare con qualsiasi meteo. Ad esempio, molti ignorano che alcuni lavori in giardino io li faccio appositamente quando piove perché le piante poi saranno idratate alla perfezione o quando per zollare e spostare una pianta ormai grande si scelgono i giorni più freddi così è a riposo e non soffre, ma credetemi che le mie mani sì… quelle soffrono!
Una parte divertente di questo lavoro è la ricerca delle piante, dall’albero alla piccola perenne. Quando posso o devo per esigenze lavorative vado in vivai dove producono o vendono specie rare o di scarsa diffusione e questo diventa del tempo investito per mia cultura personale, anche se i mille lavori che aspettano in fila mi fanno sentire in parte in colpa; allora, in questo caso, ci si riscatta aggiungendo una nuova specie in ogni progetto.
Proporre, progettare e mettere in opera è comunque un lavoro che necessita di ispirazione per poter dare un pezzo della tua anima: è questo che fa la grande differenza. Quando fai una combinazione la devi sentire dentro, allora sai di aver fatto un buon lavoro, che ha realmente la tua impronta fatta metà dall’esperienza e metà dal tuo gusto estetico. Un’altra cosa che mi piace è cercare di capire cosa si aspetta il committente dal proprio giardino, così leggere la sua aspettativa e poterla tradurre nel progetto è davvero la soddisfazione più grande.
Un giardino è un lavoro da cui si riesce a ricavare soddisfazione a tre stadi: si inizia con il progetto, del quale si festeggia l’approvazione del committente. Poi si passa all’esecuzione, ovvero la parte alle volte sofferta, in cui io vedo la trama della mia storia presentare tutti i nodi da sciogliere che sempre intrecciano ogni trama e tutte le soluzioni per scioglierli di cui si fa un immenso bagaglio di tesori da tenere stretto. Infine c’è il premio più grande: tornare nella stagione della manutenzione, trovare tutto cresciuto in una splendida armonia ed innamorarsene come se non fosse infondo una ‘nostra opera’.
‘Nostra opera’ perché se vuoi fare un vero giardino devi avere una squadra e, come ben si sa, quella unita e preparata vince.
Un particolare che mi differenzia da molti giardinieri è la passione per i giardini d’acqua, dei quali mi sono innamorata appena ho iniziato a metterne in opera un paio nel primo giardino di casa, che ho avuto a scopo di studio. Nati dall’esigenza di avere uno spazio dove poter coltivare specie palustri o amanti di terreni umidi, mi hanno portata a studiare tutta la tecnica sia costruttiva che biologica di base per approcciarsi in maniera corretta ai piccoli laghi da giardino, sia ornamentali che veri e propri biolaghetti. Il giardino d’ acqua per me da allora è diventato quasi irrinunciabile nelle proposte dei progetti. Adoro spiegare minuziosamente tutto sul giardino d’acqua, cerco di trasmettere le stesse emozioni che provo quando mi prendo cura del mio laghetto personale, o quando la sera esco solo per sentire il trillo dei rospi innamorati e mi godo lo spettacolo di lucciole e ricci che arrivano ad abbeverarsi nelle sponde del lago.
Penso che se tutti potessero avere un giardino che permetta alla natura di esprimersi in tutto ciò che è capace ci si potrebbe riprendere quei sentimenti che l’uomo alle volte crede di aver perso sentendosi un po’ vuoto.
Oggi mi trovo in questo punto della mia vita, nel quale non mi chiedo chi sono, dove vado e cosa faccio. Mi limito a cercare la semplicità nelle cose che faccio e che io possa o no avere un titolo, essere descritta come un giardiniere, al giardino importa davvero poco, quando sono certa di aver fatto il meglio per lui e per me.
Anna